Bolaño, Bolaño recensioni, Recensioni

Bolaño: 13 minirecensioni

Consigli di un discepolo di Jim Morrison a un fanatico di Joyce (con A. Porta)

(Consejos de un discípulo de Morrison a un fanático de Joyce, 1984)

 

L’esordio editoriale di Bolaño nella narrativa, dove compaiono già alcune costanti dell’opera futura: una trama poliziesca, d’azione, violenta, su cui si innestano le preoccupazioni metaletterarie dell’autore e da cui emergono le sue passioni viscerali. Una storia d’amore tossico intrisa di nichilismo fra una coppia di giovani balordi che si dedicano a imprese stile Arancia meccanica nella Barcellona degli anni Ottanta. Per lei finirà male, mentre il romanzo non finisce come il lettore si aspetterebbe, ma con un’appendice di lettere. Segue un breve racconto di analoga ispirazione, “Diario di un bar”. Lo scrittore catalano coautore del romanzo ne illustra la genesi in una nota finale.

 

La pista di ghiaccio

(La pista de hielo, 1993)

 

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Roberto Bolaño, La pista di ghiaccio

Se Amuleto e Notturno cileno erano assoli e I detectives selvaggi un coro polifonico, La pista di ghiaccio – l’ultimo romanzo di Roberto Bolaño uscito in Italia –, con le sue tre voci narranti, è un trio da camera. Gaspar Heredia, poeta messicano, è guardiano notturno in un camping sulla Costa Brava (“Io non sono uno che chiede la carità”). Il suo occasionale datore di lavoro, conosciuto anni prima in Messico, Remo Morán, cileno, è un commerciante di bigiotteria con la vocazione dello scrittore (“Non sono, come si è detto ultimamente, l’uomo di paglia di un narcotrafficante colombiano”). Enric Rosquelles, infine, politico socialista responsabile dei servizi sociali, è un idealista felicemente approdato al sottogoverno e a un candido cinismo (Io non mollo mai”). Attraverso i racconti dei tre veniamo a sapere dell’assassinio di un’ex cantante d’opera – la parola “omicidio” compare fin dalla prima pagina – che viveva come una barbona nel camping. La vicenda è raggelante come il luogo del delitto: una pista di ghiaccio di cui pochissimi conoscono l’esistenza, all’interno di un palazzo storico disabitato e isolato. I racconti si intrecciano illuminando i rapporti fra i tre personaggi principali e facendoci intravedere squarci della vicenda, spingendo la narrazione verso il climax, ma senza contraddirsi o sovrapporsi, perché in fondo ciascuno racconta (o tace) di sé.

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Roberto Bolaño, I detectives selvaggi

Se amate la grande narrativa latinoamericana ma vi hanno via via deluso e poi decisamente annoiato gli esausti epigoni del realismo magico, I detectives selvaggi di Roberto Bolaño (Sellerio, traduzione di Maria Nicola) potrebbe propiziare una riconciliazione, l’occasione è ghiotta. Grazie alla pubblicazione, sempre per Sellerio, di La letteratura nazista in America, Stella distante, e di Amuleto per Mondadori (una nuova edizione è stata pubblicata da Adelphi nella traduzione di Ilide Carmignani), Bolaño non è certo uno sconosciuto da noi.

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Roberto Bolaño, 2666

È arrivato in libreria 2666, il romanzo postumo di Roberto Bolaño (nella traduzione di Ilide Carmignani) che Adelphi ha deciso di pubblicare in due volumi (il prossimo uscirà fra un anno). L’autore, consapevole del peggioramento delle sue condizioni di salute e preoccupato di garantire qualche introito alla famiglia, avrebbe voluto cinque volumi separati (tante sono le parti, dotate di relativa autonomia, in cui si divide 2666) e distanziati nel tempo. L’editore spagnolo però, in considerazione del carattere malgrado tutto profondamente unitario dell’opera, ha deciso di pubblicarla in un unico volume. Inevitabili le polemiche, ma molti gliene sono stati grati. (Mica bisogna sempre rispettare le ultime volontà di un autore, viceversa non potremmo leggere buona parte dell’opera di Kafka.)

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