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Roberto Arlt, Piccoli proprietari

 

Una sera Eufrasia, poco dopo aver cenato, disse a Joaquín, suo marito: «Sai? Ho l’impressione che quello che abita di fianco a noi rubi dei materiali al poveretto a cui sta costruendo la casa».

Joaquín la guardò di sbieco, cupo, con il suo occhio di vetro.

«E questa da dove la tiri fuori?»

«Perché oggi al tramonto è arrivato con il carretto carico di polvere di mattoni e coperto da sacchi, per nasconderlo».

«Non è possibile».

«Sì, perché ieri aveva delle piastrelle sotto il braccio, anche quelle avvolte in un sacco rotto. E si vedeva l’angolo».

«Allora… chissà!»

«Sì… me ne sono accorta anche quando aveva l’altro cantiere. All’inizio arrivava presto con il carretto, poi, quando stava per finire, molto più tardi, e sempre con il carretto coperto. Con quel materiale devono aver costruito una tettoia».

Taciturno, Joaquín ribatté: «Certo, così è facile costruirsi case e tettoie per fare invidia agli altri».

Poi non parlarono più. Cenarono in silenzio e l’occhio di Joaquín, commesso viaggiatore e piccolo proprietario, era immobile come l’altro di vetro.

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