José Emilio Pacheco (1939-2014), di cui ho tradotto per le edizioni Sur i racconti delle raccolte Il vento distante (2014), Il principio del piacere (2015) e più recentemente l’antologia Ricordo e non ricordo (2020), che comprende anche il romanzo breve Le battaglie nel deserto, è stato soprattutto uno squisito poeta. Nella sua opera poetica, contenuta in gran parte nell’antologia Tarde o temprano (Poemas 1958-2009), pubblicata da Tusquets nel 2010, figurano molti testi che configurano un vero e proprio “Bestiario”, a partire da una sezione di No me preguntes como pasa el tiempo, del 1969, significativamente intitolata “Los animales saben”, traduzione di una frase di Samuel Beckett tratta da Come è (le bêtes savent). E a partire da lì saranno diverse le poesie di Pacheco che hanno per protagonisti gli animali, nel solco di una tradizione che risale almeno al secolo II o III della nostra era.
Bestiario è anche il titolo di una raccolta di brevi prose dello scrittore messicano Juan José Arreola (pure pubblicato dalle edizioni Sur nel 2015 nella traduzione di Stefano Tedeschi), e in calce a questo volumetto compare uno scritto di Pacheco, L’amanuense di Arreola, in cui ci viene raccontata la bizzarra genesi di quest’opera, che non fu scritta, ma dettata da Arreola – coricato su una branda – a un giovanissimo Pacheco in una settimana (salvo alcuni testi precedenti).
In questi giorni, bestialmente segnati dalla misteriosa comparsa del cosiddetto Corona virus, mi sono ricordato di una breve prosa poetica contenuta nella raccolta Le edad de las tinieblas, del 2009, e intitolata “Ácaros o la guerra de los mundos”, e vi propongo la mia traduzione.
Acari o la guerra dei mondi
Dici: il mio letto. Ma non è tuo: è degli acari, poteri invisibili che comandano e governano. Sono gli imperatori del silenzio. Ti trattano come ciò che sei: la loro colonia. Si cibano di te e per ciò stesso ti disprezzano.
Dalla loro piccolezza onnipotente gli acari ci opprimono, ci umiliano, fanno di noi quello che vogliono. Mentre noi ci affanniamo per tutto il giorno in occupazioni senza merito, loro riposano, giocano e si accoppiano. Quando cala l’oscurità gli acari abbandonano libri, tappeti, materassi e cuscini per accanirsi sui nostri corpi e ridurci allo stato di cani rognosi.
Come siamo vulnerabili di fronte a queste forze armate che non ci mettono mai la faccia. Sono nostri nemici di un altro mondo.
Buongiorno, complimenti per il Suo lavoro.
Sto cercando una poesia di Pacheco che si intitola Circe.
Le sarò grata se potesse aiutarmi.
Grazie.
Annie Pempinello.