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Aira su Lezama Lima

José Lezama Lima nacque nell’Accampamento Militare di Columbia, Cuba, nel 1910; suo padre era colonnello, ingegnere d’artiglieria, e morì prima che il bambino compisse i dieci anni. Visse con la nonna materna fino al 1929, quando il poeta e sua madre, Rosa Lima, che ebbe grande influenza nella sua vita, si trasferirono nella casa di calle Trocadero 162, dove avrebbe sempre vissuto da allora. Studiò diritto e incominciò a scrivere poesie. Una volta laureato, lavorò in uno studio legale. Simultaneamente pubblicò il suo primo libro e fondò la sua prima rivista; il libro è Muerte de Narciso (1937), un solo poema nel quale si coniugano le influenze di Valéry e Góngora e già si intravede il poeta unico e originalissimo che fu; la rivista, Verbum, seguita in rapida successione da Espuela de Plata e Nadie Parecía, e alla fine, in collaborazione con José Rodríguez Feo, Orígenes, nel 1944, di cui uscirono 40 numeri fino al 1957 e che ebbe grande influenza nella letteratura e nella cultura cubane. Dopo la Rivoluzione, Lezama ebbe un incarico ufficiale nel settore dell’editoria e vide crescere la propria fama in seguito alla pubblicazione del suo unico romanzo, Paradiso (1967). Nel 1964 morì sua madre e poco dopo lui sposò Maria Luisa Bautista. Soffriva d’asma fin dall’infanzia e il clima dell’Avana non gli era favorevole, ciononostante non lasciò mai la città; in tutta la sua vita fece solo due brevi viaggi, in Messico e in Giamaica, ma in entrambi i casi si trattò di gite di pochi giorni. Era un uomo immensamente grasso, affezionato al cibo, al bere e ai sigari. Non fu tra gli autori più favoriti dalla critica ufficiale nel suo paese. Morì nel 1976.

La sua opera abbraccia la poesia, la narrativa e la saggistica. In realtà fu un poeta che scrisse un unico romanzo totalizzante, summa della sua opera precedente; e poi la sua continuazione, che rimase inconclusa, e una manciata di racconti; anche i suoi saggi sono tipici di un poeta, indifferente alla verità di ciò che dicono, attento solo al concatenarsi musicale del pensiero. Fu il barocco per eccellenza, il più grande dei discepoli di Góngora, poeta erudito, appassionato, oscuro e infallibilmente stupefacente. Dopo il poema iniziale seguirono Enemigo rumor (1941); Aventuras sigilosas (1945), curioso romanzo in versi; La fijeza (1949), libro della piena maturità, con poesie straordinarie come “Pensamientos en La Habana”, “Rapsodia para el mulo” o “El arco invisible de Viñales”; e Dador (1960), libro voluminoso con i suoi più grandi (e più ermetici) poemi, fra cui “Para llegar a la Montego Bay”, il ciclo di sonetti “Venturas criollas”, l”Himno para la luz nuestra”, “El coche musical”, “Recuerdo de lo semejante”, “Nuncupatoria de entrecruzados”. Nel 1970 uscì la sua Poesía completa, che aggiungeva ai libri precedenti alcune poesie mai raccolte in volume. Dopo la sua morte fu pubblicato Fragmentos a su imán (1977), che raccoglie poesie scritte fra il 1970 e pochi giorni prima della morte, all’altezza delle sue migliori.

Nella rivista Orígenes comparvero alcuni capitoli del romanzo Paradiso, che ebbe una lunga preparazione e fu pubblicato finalmente nel 1967, fra le lodi generali. Autobiografico, proustiano, erudito, omosessuale, rapsodico, squilibrato, non assomiglia a nulla, se non al resto dell’opera di Lezama Lima. È un romanzo di formazione, la storia della giovinezza di un poeta, che sfocia in un segreto iniziatico di impenetrabile ermetismo. Allo sviluppo di quel segreto era dedicata la continuazione, di cui sono rimasti solo frammenti, pubblicati nel 1978 (in un’edizione approssimativa e, con tutta evidenza, deficiente) con il titolo Oppiano Licario.

La sua opera saggistica, inesauribile per la ricchezza dello stile e per le fantastiche interpretazioni della storia e delle arti del mondo, e con momenti altissimi, come la serie Las eras imaginarias, o i suoi due manifesti poetici, “Introducción a un sistema poético” e “La dignidad de la poesía”, o il suo insuperabile omaggio al maestro, “Sierpe de don Luis de Góngora”, non è stata riunita in modo conveniente. Si può leggerla, dispersa e a volte inaccessibile, in Coloquio con Juan Ramón Jiménez (1938), Arístides Fernández (1950), Analecta del reloj (1953), La expresión americana (1957), Tratados en La Habana (1958), La cantidad hechizada (1970), Introducción a los vasos órficos (1971), Las eras imaginarias (1971): questi ultimi, salvo piccole differenze, riprendono gli stessi materiali.

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