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I sette pazzi

Perché è ancora maledettamente attuale e universale un romanzo così datato e assolutamente portegno? Forse perché il ‘29, anno della sua pubblicazione, scoppiava una crisi economica il cui fantasma viene spesso evocato anche oggi? Perché il suo protagonista, Erdosain, come molti ai nostri giorni, guadagna una miseria ed è sempre al verde? Perché i suoi sogni di piacere con le prostitute si sono generalizzati e ampliati enormemente, dai viali di periferia ai palazzi del potere? Perché le sue frustrazioni e angosce somigliano a quelle di tanti uomini dei nostri tempi? “Gli era indifferente lavorare come sguattero in un’osteria o come cameriere in un bordello. Che poteva importagli?”

Nei primi episodi del romanzo Erdosain subisce esperienze annichilenti: allo zuccherificio dove lavora scoprono il suo furto e gli impongono di restituire il maltolto, pena la galera, il farmacista a cui chiede in prestito la somma lo caccia offendendolo in malo modo (“Smamma, stronzetto, smamma”), e quando rientra a casa la moglie gli comunica che se ne va con un altro. Lui accoglie tutte queste pessime notizie con una sorprendente impassibilità, che gli deriva da una totale assenza di speranze: “All’improvviso ebbe la sensazione di camminare sulla sua stessa angoscia trasformatasi in tappeto”. E l’unica via d’uscita dalla sua situazione la vede negli strampalati progetti delle sue assurde invenzioni e nei folli discorsi di palingenesi sociale dell’Astrologo, del Ruffiano Melanconico, dell’ebreo Bromberg e del gruppo di scriteriati che comincia a frequentare, più mostri che pazzi (“Da dove saranno sbucati così tanti mostri?”). Costoro sognano di organizzare una società segreta e di prendere il potere con una rivoluzione che sarà finanziata da una rete di bordelli su scala nazionale: “Saremo bolscevichi, cattolici, fascisti, atei, militaristi, a seconda dei diversi gradi d’iniziazione”, e progettano di allestire fabbriche di gas asfissianti, di sfruttare miniere d’oro… Uno dei capi della setta, il Maggiore, ha le idee ben chiare: “Il nostro paese potrebbe essere terreno prospero per una dittatura”. (Passeranno solo pochi mesi dalla pubblicazione del libro per vedere avverarsi in Argentina questa sinistra profezia.)
Per il resto, nei Sette pazzi c’è tutto Arlt: la solitudine e la crudele introspezione del protagonista insieme alle sue fantasie più stravaganti, la violenza dei rapporti sociali imperniati sul denaro e sulla sua mancanza, le pulsioni contraddittorie verso amori idealizzati o verso il sesso a pagamento, le metafore prese dal mondo industriale, la marca espressionista, le stimmate autobiografiche.
Negli ultimi decenni, soprattutto in seguito alla strenua difesa e rivalutazione di Arlt da parte di Ricardo Piglia, la critica ha affrontato il romanzo da varie angolazioni, e così si sono succedute letture politiche, filosofiche, psicanalitiche, e ciascuna ha messo in luce in modo incontrovertibile alcuni aspetti essenziali. I sette pazzi in effetti è un testo politico che affronta i temi della crisi economica con le armi di un’impietosa critica sociale, così come è indubbio che risenta dell’influenza di Dostoevskij, soprattutto dei Demoni, e che anticipi di un ventennio le elucubrazioni filosofiche esistenzialiste: non riecheggia forse in queste parole – “Si sentiva come agganciato a un masso enorme dal quale non sarebbe mai riuscito a liberarsi” – il mito di Sisifo rivisitato da Camus? Arlt del resto ha anticipato anche il disincanto di fronte alla politica; come scriveva in una delle sue acqueforti: “Mi dice un candidato a deputato: ‘Bisogna lavorare per la salvezza del paese. La patria è sull’orlo della bancarotta.’ ‘Ehi, fammi un favore, va’ a incantare qualcun altro… non venire da me con questa storia… Di’ la verità. Quanti affari pensi di combinare?’
Un’avvertenza per il lettore: I sette pazzi è solo la prima parte di un unico romanzo che comprende anche I lanciafiamme, Arlt ce lo ripete in varie occasioni, nelle “note del cronista” al testo e nel celebre prologo del secondo volume: “Con I lanciafiamme si conclude il romanzo I sette pazzi”. Ne tengano conto gli editori.

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