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Le avanguardie sono sempre attuali Intervista a César Aira

Bisogna risalire al 1991 per trovare il primo romanzo di César Aira pubblicato in Italia (Ema la prigioniera, tr. di Angelo Morino per Bollati Boringhieri). E si è dovuto attendere un bel po’ prima che la nostra editoria si interessasse nuovamente a questo scrittore che tutti si affrettano a definire “eccentrico” laddove, a ben vedere, è eccentrico soprattutto rispetto alla collocazione nel mercato editoriale. Non conosco invece altri autori che si installino oggi con tanta determinazione e consapevolezza al centro stesso dei meccanismi costitutivi della letteratura, e che affrontino con altrettanta radicalità le sfide che attendono chi intenda praticare una “nuova scrittura”, come recita il titolo di un suo pregnante intervento teorico.
Ora, con la pubblicazione di Come diventai monaca, e prima ancora di Il mago (entrambi per Feltrinelli), i lettori italiani possono finalmente cominciare a fare la conoscenza di questo scrittore argentino, classe 1949, che ha al suo attivo più di cinquanta romanzi (molti dei quali brevi, soprattutto in anni più recenti), oltre a svariati saggi e a un monumentale Diccionario de autores latinoamericanos, e che gode ormai di ampia fama a livello internazionale. Questa la buona notizia. Quella cattiva: ora che non si dedica più alle traduzioni, Aira pubblica 3-4 romanzi nuovi ogni anno, perciò, come ogni buon iceberg che si rispetti, la sua opera continuerà a restare per noi in gran parte sommersa. Le cose, del resto, vanno appena meglio per chi legge lo spagnolo, dato che molti suoi romanzi sono usciti per case editrici effimere, dai nomi pittoreschi e dalle tirature succinte, e questo, si badi bene, non solo quando era pressoché sconosciuto, ma anche dopo che era stato “scoperto” e lanciato da grossi editori. Sovrana indifferenza (o disprezzo) per le regole e le consuetudini del mercato editoriale? Perfida strategia per invadere tutti gli spazi possibili?

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